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La moka di Rosina. pag.1

Rosina è l’amica mia, quella anziana, non tanto anziana, ha ottantadue anni ed è ancora una bersagliera che ti mette sull’attenti o sono guai.
O meglio era una bersagliera, oggi purtroppo è invalida, è caduta un po’ di settimane fa e si è rotto il femore, una tragedia!
Ha un vecchio iphone sempre con se, :- intra a poscia ta mantili -: (nella tasca del grembiule), con i numeri memorizzati a chiamata diretta.
Fu con quello che quel giorno mi chiamò dicendomi: “:- No te preoccupare ma veni quai fuscennu ca su catuta e no riescu cu me azzu. No mintire llarmi, no dire nenzi a ciuveddhri ca non è nenzi. -:” (Non ti preoccupare ma vieni qui in fretta che sono caduta e non riesco a rialzarmi. Non allarmare nessuno, non dire niente a nessuno che non è niente.)
Rosina ha un scala per salire sulla terrazza con un piccolo sgabuzzino, all’inizio di questa, dove ha la lavatrice e uno scaffale metallico con i detersivi e altre cianfrusaglie sopra.
Lei racconta che, mentre scendeva questa scala, il gatto, che ha in casa per compagnia, si mise tra i piedi facendola ruzzolare giù e per sua fortuna finì in una grossa vasca con della biancheria bagnata, appena tirata fuori dalla lavatrice, pronta per essere stesa ad asciugare.
Per fortuna perché quella vasca ammortizzò il colpo.
Era finita con la testa vicino allo scaffale metallico dei detersivi e ogni tentativo di aggrapparsi, per tirarsi fuori da quella situazione, finiva con una bottigliata in testa di detersivo, in equilibrio precario, che cadeva da questo scaffale.
Lasciai tutto quello che stavo facendo in quel momento e mi precipitai a casa sua.

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La trovai come le tartarughe a pancia su che tentano di rigirarsi e non ci riescono.
Con il popò e qualcos'altro a bagno nella vasca, quando mi vide, scoppio a ridere o a piangere non si capiva. Rideva con le lacrime agli occhi.
Comunque, Rosina trasforma tutto in soap, anche le tragedie; quel giorno c’era tanto da piangere e ci è mancato poco che i soccorsi del 118 ci denunciassero per procurato allarme pensando che fosse tutto uno scherzo.
Un po’ di giorni dopo, sempre con l’iphone che ha in tasca, mi chiamò e mi disse che gli era affiorato alla mente che il giorno dell’incidente aveva preparato i metalli, che avrebbe dovuto conferire la sera per la raccolta differenziata, nello stanzino dove deposita la spazzatura.
Rimanendo in ospedale erano rimasti nello stanzino e si preoccupava perché non voleva che la badante, che avrebbe dovuto occuparsi di lei una volta tornata a casa, trovasse disordinato.
“Va bene” le dissi “non ti preoccupare ci penso io”.
Decisi di provvedere subito a onorare la promessa fatta.
Il centro ecologico quel giorno era aperto il pomeriggio e facevo ancora in tempo a portare tutto.
Di lì a poco mi ritrovai nello stanzino di Rosina, c’era un bidoncino, pieno di oggetti metallici, lo presi e lo caricai in macchina. Continua a pag. 2 ⇒

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